Caterina Dominici, LE ISTITUZIONI AL SERVIZIO DELLA SOCIETÀ


€ 8,00

Introduzione di Bruno Francisci

La ragazzina scendeva ogni giorno, indomita e orgogliosa, dal paesino sull’altopiano  nella città capoluogo per conquistarsi il diploma liceale che poi arriva puntuale al termine degli studi superiori. Però lei non si ferma qui e prosegue la carriera scolastica recandosi nella metropoli dove, assecondando la sua prima, grande passione, quella degli studi e dell’approfondimento culturale, la giovane Caterina Dominici consegue ben due lauree, una in lettere con speciale indirizzo nella lingua latina, l’altra in filosofia teoretica.
Aveva frattanto lasciati gli amati genitori e il fratello, nella valle alpina, nel paesino di Romallo, dov’erano impegnati per antica e solida tradizione famigliare nei lavori agricoli, ma tuttavia li raggiungeva in ogni possibile momento alternativo allo studio e partecipava con passione alla coltivazione dei frutteti antichi. È una singolare passione, questa, cui Caterina si è incessantemente abbandonata fino ad oggi: “È stata ed è la mia salvezza in ogni momento della vita, lo è ancora “ mi ha confidato ella stessa.
Ma accanto all’amore per gli studi e per la terra va maturando precocemente in lei una sensibilità sociale specialissima che le fa intravvedere nella politica la terza formidabile vocazione della sua vita.
Eccola dunque una giovanissima Caterina Dominici che, in parallelo alla professione di insegnante, diventa sindaco del paese natale, Romallo in Val di Non. Lo diviene scegliendo nel bianco oceano democristiano degli ultimi decenni del Novecento le insegne del comunismo perché nel suo anelito di aiutare gli umili e i poveri  è in quella formazione politica che le pare di vedere lo strumento più efficace per conseguire il suo obiettivo di giustizia sociale e di riscatto umano. Lavora moltissimo e come sindaco ottiene risultati strabilianti per il suo piccolo popolo. Tuttavia, proprio quando è forse giunto il momento di raccogliere il frutto del suo lavoro per una possibile carriera politica, magari a Roma, sente di star percorrendo una strada non del tutto corrispondente ai suoi più profondi slanci ideali.
Comincia perciò a riscoprire-scoprire le motivazioni di idealità in cui si fondono forti istanze cristiane e una intransigente ricerca di giustizia sociale che stavano a solido fondamento della cultura contadina in cui Caterina era nata e vissuta. Prende allora una decisione, sofferta ma ferma, e cambia la cifra e il colore dell’impegno politico avvicinandosi alle istanze del cristianesimo sociale, non ne fa mistero e ci scrive anzi un libro, il primo di una lunghissima serie – che dura tuttora, come questo stesso libro peraltro testimonia, e che la vede attivissima in campo editoriale per qualche decennio trattando temi di politica, di pedagogia, di filosofia, di letteratura, di linguistica.
Ma ecco un ultimo passo, quello decisivo: Caterina Dominici scopre, complice anche il sopravvenuto matrimonio con David Wilkinson, filologo e poeta di Oxford, le radici da cui germina poi la sua successiva avventura ideale intellettuale, politica, sociale.
Avvalendosi anche dei suoi mai interrotti studi intorno alla lingua latina, indaga con inesausta volontà di conoscere le radici ancestrali retiche della Val di Non, le impressionanti tracce storiche della colonizzazione romana, l’antica lingua neolatina della valle, il nòneso, tuttora parlato e scritto nei paesini dell’altopiano nòneso, e poi le storiche guerre contadine e il fiero spirito indipendentista di questa territorio, il carattere dei suoi abitanti, solido, indomito e orgoglioso come il suo.
Eccola quindi rivelarsi prepotentemente quella forza della natura per la quale continua a essere conosciuta a tutt’oggi.
Ma, terminati gli studi, Caterina inizia anche e soprattutto quell’appassionata carriera professionale come insegnante di scuola superiore che le vede impegnata a formare generazioni di ragazzi nella sua Val di Non dapprima e poi nel capoluogo di Trento, fino a che diventa preside del primo liceo scientifico e linguistico del Trentino, il “Leonardo da Vinci”, che lei stessa aveva frattanto fondato dopo una coraggiosa e perorazione nella Capitale presso il Ministero dell’Istruzione.
Come ben si comprende Caterina Dominici è non solo una scrittrice – autrice, come s’è accennato, di decine e decine di volumi – ma è anche un personaggio pubblico (e un personaggio tout court). E quando un autore è anche un personaggio sicché i suoi scritti non sempre (quasi mai) si possono  disgiungere dalla storia, dalle vicende della sua vita, non si può accennare ai contenuti di un suo libro omettendo di soffermarsi sulla complessa personalità dell’autore-personaggio.
Nella fattispecie non è possibile dire di questo libro senza aver parlato dell’autrice, anzi parlando di lei più ancora che del libro in cui lei si trova pienamente rispecchiata e dove troviamo lumeggiata la testimonianza di una vita forte, intelligente, generosa.
Una vita che in questo “Le istituzioni al servizio della società” si trova tutta riflessa lungo un arco temporale che trascorre dalla giovinezza a questi ultimi anni con la medesima forza, incessantemente e inesauribilmente rinnovata.
Il libro diviene perciò esemplare per la sua capacità di riassumere dentro la riflessione sull’attualità i fondamenti della diuturna e appassionata ricerca condotta da Caterina Dominici per molti anni e oggi distillata in preziose indicazioni che toccano i punti nevralgici del vivere comune, dell’educazione e della scuola, della società, dello stato e della comunità civile, fino alla cultura e al tempo libero.
Denunciando la “cultura del possesso e del consumo” il libro offre una serie di indicazioni per superare il drammatico momento storico che stiamo vivendo e che trova nella fondazione di una vera e propria nuova civiltà la ragion d’essere imprescindibile per qualsiasi azione positiva. Richiamando ideali mai venuti meno, talvolta forse soltanto sopiti, ma sempre vivi e attivi.
Caterina Dominici rivolge a noi tutti un appello fortissimo a rilanciare la “fondazione di valori non economici, non utilitaristici: di valori, quali l’appartenenza, la cittadinanza ed il riconoscimento sociale, la visione non utilitaristica del lavoro”.
Non so se nei tempi da apocalissi in cui sembriamo precipitare la solidità di questo esile ma prezioso libro di Caterina Dominici possa rivelarsi utile a costruire speranza e futuro: di certo le intenzioni dell’autrice perseguono un tale intendimento dalla prima all’ultima pagina, incentrando sul concetto di solidarietà come vero motore positivo della società, di ogni società umana. Che è quanto di più desiderabile possiamo trovare per il consorzio umano nei drammatico momento che stiamo vivendo perché la solidarietà fra di noi umani è indispensabile alla nostra stessa sopravvivenza.

Massimo Luciani, LADINITA’ NONESA PER DIRITTO costituzionale e comunitario

Massimo Luciani, LADINITA’ NONESA PER DIRITTO costituzionale e comunitario
€ 14,00
Il libro dei diritti  costituzionali e comunitari della Ladinità Nonesa

Il professore avvocato Massimo Luciani è docente di Diritto Costituzionale all’Università La Sapienza di Roma ed è avvocato specialista nel settore delle minoranze linguistiche a livello internazionale. Ha compiuto molti studi, non solo sulle minoranze linguistiche della Provincia e della Regione Trentino Alto Adige, ma anche sulle minoranze linguistiche della Valle D’Aosta e di altre regioni d’Italia. Ha pubblicato molti libri su questa tematica ed in particolare, essendo docente di diritto costituzionale, ha approfondito la straordinarietà della Costituzione Italiana in relazione agli articoli che garantiscono la tutela delle minoranze linguistiche in Italia.

Il professore Massimo Luciani è stato interpellato dall’onorevole avvocato, storico e poeta Sergio de Carneri con il quale egli ha avuto l’occasione di collaborare e di condurre attività professionali nella capitale. Infatti l’avvocato de Carneri è da sempre un grande sostenitore della minoranza linguistica Nònesa-ladina ed è stato proponente, presentatore del disegno di legge, poi diventata legge (negli anni in cui era alla Camera dei Deputati) che istituiva anche in Trentino Alto Adige il censimento sulle minoranze linguistiche.

Il professore Massimo Luciani ha espresso le sue posizioni a favore della minoranza linguistica Nònesa-ladina, ormai in via di riconoscimento, il cui iter però non è ancora completato. In questo profondo, dettagliato studio di carattere giuridico, costituzionale, storico ha approfondito le motivazioni per cui le Istituzioni devono procedere al riconoscimento della minoranza linguistica Nònesa-ladina, per la quale l’Associazione Rezia (Presidente Walter Clauser) sta lavorando e operando da più di vent’anni.

La legge dello stato del dicembre 1999 n.482 concede agli abitanti del Trentino e dell’Alto Adige il diritto di pronunciarsi con censimento sull’appartenenza ad una delle minoranze linguistiche previste dalla Costituzione nel nostro caso la minoranza linguistica di lingua Ladina. 

Nel 2001 ben il 18% in Valle di Non si dichiarò Ladino e nel 2011 nonostante l’ostruzionismo delle Istituzioni, non certo dei Comuni della Valle, la popolazione nònesa si dichiarò appartenente alla minoranza linguistica Ladina per il 25%., quindi un quarto circa della popolazione. Considerando anche alcune centinaia di nònesi che vivono a Trento e in altre zone, si può constatare che quasi diecimila nònesi si dichiararono Ladini, ma la procedura di riconoscimento non si è ancora conclusa.

La legge n.482 dello Stato Italiano, ben da quattordici anni, facendo riferimento al censimento del 2001, non è stata ancora rispettata.

Lo studio del dott. Luciani è precedente al 2011 ed è di estrema attualità, perché, per dimostrare la fondatezza e il diritto della minoranza linguistica Nònesa-ladina, fa riferimento alla legge n. 482 di  cui ho fatto cenno, ma anche ad altre garanzie e leggi alle quali dedica un capitoletto, in particolare all’articolo 3 e all’articolo 6 della Costituzione. Oltre ad approfondire la portata della legge 482, fa riferimento anche al Decreto Legge del 16 dicembre 1993 n. 592, che dedica ampio spazio alle garanzie delle minoranze linguistiche trentine, tra le quali ovviamente viene annoverata la lingua Nònesa-ladina. 

Molto interessanti anche gli approfondimenti sul fondamento storico della nostra minoranza, sulle caratteristiche sociologiche e di appartenenza, sulla dichiarazione di appartenenza volontaria alla minoranza linguistica.

Il suo è un interessante discorso storico, a partire dall’epoca dei Reti: il prof. Luciani fa riferimento ad un censimento effettuato dall’Impero Austro-Ungarico nel 1910 e, contrariamente a quanto afferma qualcuno prevenuto di qualche zona del Trentino, il prof. Luciani nel capitolo “Il gruppo linguistico Ladino insediato in Val di Non come minoranza linguistica” afferma quanto segue «la dichiarazione di appartenenza alle minoranze linguistica si presenta con la dichiarazione di volontà e non come dichiarazione di scienza; essa è insindacabile da chiunque quanto la sua veridicità ed è impugnabile soltanto adducendosi un vizio nella formulazione della volontà, dichiarata quale ad esempio la violenza, l’errore». Non occorre insomma essere linguisti o storici, basta avere il senso di appartenenza e la volontà, ma questo si aggiunge, come dichiara il prof. Luciani, all’entità storica, linguistica e sociologica della minoranza linguistica Ladina insediata in Valle di Non.

Dedica anche un capitoletto all’argomento sulla legittimità del trattamento giuridico attualmente riservato al gruppo linguistico ladino insediato in Valle di Non e anche sull’attuale vizio di disparità rispetto alle altre minoranze, e quindi sull’obbligatorietà da parte dell’Istituzione Provincia a prendere posizione e da parte della Commissione dei 12, insediata a Roma, alla quale è stata presentata la norma di attuazione dello Statuto della Provincia di Trento per il riconoscimento della minoranza linguistica Ladina in Val di Non.

Lo studio del prof. Luciani è di straordinaria portata di grande livello accademico e di grande inconfutabilità giuridica. Un grazie sentito va a lui da parte di noi tutti.

Caterina Dominici

Il taròn degli spazzacamini. Tuenno e Val di Non.

Remo Menapace,
Il taròn degli spazzacamini. Tuenno e Val di Non.
€ 14,00

Basandosi soprattutto sul grande contributo lessicale di G. Tomasini (“Il “Taron” degli spazzacamini nonesi: contributo lessicale”) e avvalendosi del grande aiuto di dieci informatori, ex-spazzacamini, l’autore formula una raccolta lessicale in duplice ordine alfabetico (gergale – italiano e italiano – gergale) dei termini utilizzati dagli spazzacamini durante lo svolgimento del loro mestiere.
Il mestiere dello spazzacamino rappresentò, nel corso del 1800, il mestiere tipico dei Tuennesi, abitanti della nota città della Val di Non, i quali, soprattutto in tenera età, durante tutto il secolo e inizi del successivo, partivano numerosi verso la Pianura Padana, in particolare nelle province di Brescia, Bergamo, Verona, Mantova, Cremona, Parma, Piacenza, per svolgere il mestiere di spazzacamino; tale emigrazione aveva carattere esclusivamente stagionale invernale.Un libro, arricchito, oltre che dalla raccolta lessicale, anche da cenni storici e aneddoti, per ricordare e tramandare un linguaggio tipico di un mestiere ormai non più in uso, ma non per questo meritevole di grande attenzione storica e culturale.

l’Adige. 21 giugno 2019
TRENTINO. 21 giugno 2019

PROVERBI VENETI

PROVERBI VENETI.
Introduzione di Paolo Ghedina.
€ 12,00

La Civiltà rurale veneta.

Alessandro Baldan,
La Civiltà rurale veneta.
Edizione rilegata con sovracoperta
€ 40,00

Fons Aponi . Abano e Montegrotto nell’antichità.

Luciano Lazzaro
Fons Aponi. Abano e Montegrotto nell’antichità.
Prefazione di Federico Talami
€ 30,00

L’opera di Luciano Lazzaro, imponente per ricchezza documentaria e qualificata serietà scientifica, viene a colmare autorevolmente una lacuna nella storiografia locale, non solo contemporanea, proponendo indirizzi nuovi di ricerca con un intervento globale e articolato riguardante l’antichità romana dei due centri  di Abano e Montegrotto Terme. Questo lavoro di Luciano Lazzaro è considerato una pietra miliare per le indagini archeologiche future che si proporranno di definire ulteriormente la struttura agraria e urbana di Fons Aponi, individuando nuovi resti e monumenti che, come si evince da queste pagine, ancora si celano nel territorio dei due comuni termali.Leggendo il libro stupirà l’imponente messe di ritrovamenti, moltissimi dei quali inediti, che nel corso dei secoli sono stati effettuati nel nostro territorio. Colpisce anche il fatto che già in periodo medioevale e soprattutto sotto la dominazione austriaca venne dedicato particolare interesse alla cura e alla salvaguardia, nonché allo studio, dei monumenti antichi di Abano e Montegrotto Terme. Come annota l’Aautore, Abano e Montegrotto Terme costituiscono un “unicum”, caratterizzato da una comune storia, cultura ed economia, “centri interdipendenti fra di loro”. Luciano Lazzaro è davvero riuscito a far luce, ma anche dell’intero mondo della ricerca, se è vero – come è vero -, che ogni tessera apportata al grande mosaico della storia è una parola in più sull’uomo e sul suo affascinante destina.

Terme d’Abano.

Terme d’Abano. (Edizioni italiana e tedesca) Edizioni rilegata)
A cura di Tiziano Merlin e Francesco Selmin.
(Edizioni italiana e tedesca) Edizioni rilegata con sovracoperta
€ 25,00

Padova. La citta, le acque.

Marco Bonarrigo,
Padova. La citta, le acque.
Edizione rilegata con sovracoperta.
€ 40,00

Storia della Riviera del Brenta (volume III)

Alessandro Baldan,
Storia della Riviera del Brenta (volume III)
Edizione rilegata con sovracoperta
€ 30,00

Storia della Riviera del Brenta (volume II)

Alessandro Baldan,
Storia della Riviera del Brenta (volume II)
Edizione rilegata con sovracoperta
€ 30,00